autismo e sindrome di asperger

L’autismo è una sindrome complessa, un insieme di sintomi e segni che variano molto sia per tipo che per intensità da bambino a bambino ed ha esordio nella prima infanzia.
Si configura come una disabilità che accompagnerà la persona lungo tutto l’arco della vita con un insieme di caratteristiche che potranno variare, a seconda del periodo di crescita e degli interventi, per tutto il percorso di vita.
Per le differenze delle caratteristiche e dei sintomi presenti nei vari sottogruppi definibili lungo un continuum, il termine Disturbo Pervasivo dello Sviluppo è stato sostituito nel DSM-V dalla nuova categoria: Disturbi dello Spettro Autistico.

Vediamo ora le differenze tra la precedente classificazione nosografica e quella attuale.
Nel vecchio DSM-IV,  l’autismo includeva fra le varie altre sindromi anche la Sindrome di Asperger, la sindrome di Rett e il disturbo disintegrativo dell’infanzia. I sintomi venivano definiti all’interno di tre grandi aree:

  • compromissione qualitativa dell’interazione sociale
  • compromissione qualitativa della comunicazione
  • modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati

Attualmente, il nuovo DSM-V introduce la categoria Disturbi dello Spettro Autistico, che comprende tutti i sottotipi dei disturbi pervasivi dello sviluppo ad eccezione della sindrome di Rett che rientra nei disturbi neurologici.
Inoltre i tre domini diventano due:

  • Deficit nella Comunicazione e nell’Interazione Sociale
  • Interessi e comportamenti ristretti e ripetitivi

Il DSM-V introduce la “sensibilità insolita agli stimoli sensoriali” come sintomatologia compresa tra i “comportamenti ripetitivi”. Un’altra novità è l’indicazione di gravità della sintomatologia del disturbo dello spettro autistico su una scala a 3 livelli che identifica la necessità di supporto intensivo o meno.

Secondo alcuni autori, concettualizzare l’autismo come uno “spettro” piuttosto che una entità diagnostica categoriale è in linea con la ricerca esistente e la proposta di eliminare disturbo di Asperger come entità clinica “distinta” è stata suffragata anche dalle difficoltà nel riuscire a delineare confini chiari che lo separassero da altri disturbi autistici. Con il nuovo DSM sarebbe quindi possibile sostituire la definizione di “Sindrome di Asperger” con quella di “Spettro Autistico”, specificando che la persona interessata non ha disabilità intellettiva e non ha necessità di un supporto intensivo. Risulterà sempre necessario tenere conto degli specifici profili individuali. Come, del resto accadeva anche col DSM-IV, quando si cercava di classificare le persone che non rispondevano a tutti i requisiti previsti per la Sindrome di Asperger, ma con discreti livelli di autonomia e di sviluppo cognitivo e del linguaggio, nella definizione (non prevista dal Manuale) di Autismo ad Alto Funzionamento.

Ma che cos’è la Sindrome di Asperger?
Il termine “Sindrome di Asperger” venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981; lo chiamò così in onore di Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni novanta.
Secondo il vecchio DSM-IV, le persone con Sindrome di Asperger sono caratterizzate dall’avere una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall’autismo classico, non hanno significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo.
Le persone con la Sindrome di Asperger sono spesso isolate socialmente, ma sono propense a mettersi in relazione con gli altri, anche se i loro approcci possono risultare inappropriati e strani. Essi possono per esempio ingaggiare un interlocutore, spesso un adulto, in conversazioni unilaterali caratterizzate da un modo di parlare interminabile, pedante e volte a un argomento preferito, spesso inusuale e limitato. Inoltre, anche se sembrano solitari, dimostrano un grande interesse a stringere amicizie e incontrare gente. Questi desideri sono invariabilmente ostacolati dai loro approcci goffi e dall’insensibilità verso i sentimenti delle altre persone, le loro intenzioni, e le comunicazioni non verbali e implicite. Essendo cronicamente frustrati dai loro ripetuti fallimenti di relazionare con altri e stringere amicizie, alcuni di questi individui possono sviluppare dei sintomi di depressione. Nella scuola primaria la Sindrome di Asperger può essere non notata, ma spesso sono proprio gli insegnanti che segnalano il disagio del bambino nell’integrazione: per questo e per la facilità con cui questi individui sono spesso vittime di bullismo e isolamento sociale, è importante che gli insegnanti siano formati, che vi siano incontri di sensibilizzazione e che si lavori in rete per favorire l’integrazione.
Anche gli intensi interessi dimostrati da individui con Sindrome di Asperger, possono essere usati come strumento per la crescita dell’autostima del bambino e per la sua inclusione nella scuola, favorendone lo sviluppo e l’ampliamento.
Con strategie mirate all’acquisizione delle abilità necessarie alla quotidianità e con adeguati interventi come ad esempio l’approccio cognitivo-comportamentale, le persone con Sindrome di Asperger possono migliorare le loro abilità sociali e la gestione delle proprie emozioni e trovare un proprio modo per vivere nel mondo stando bene con se stessi e con gli altri.

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders – fifth edition. APA, Washington.
Gillberg IC, Gillberg C, Asperger syndrome-some epidemiological considerations: a research note, in J. Child Psychol. Psychiatry, vol. 30, nº 4, 1989, pp. 631–8.
Gruppo Asperger Onlus, (in rete) http://www.asperger.it/?q=diagnostics.
Klin A., Ph.D. e Volkmar F., M.D., Yale Child Study Center, New Haven, Conn, Stati Uniti, La Sindrome di Asperger: Linee guida per la diagnosi in Autismo Oggi.
Mondo Aspie, (in rete) https://mondoaspie.com/la-sindrome-di-asperger
Szatmari P, Bremner R, Nagy J, Asperger’s syndrome: a review of clinical features, in Can J Psychiatry, vol. 34, nº 6, 1989, pp. 554–60.
Wilkinson L. (2012) DSM-V: Rethinking Asperger’s Disorder. Autism , 2(4).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *